'Quando ho accettato di presiedere la Federazione Il Jazz Italiano, ho assunto il compito di mettermi a disposizione degli organismi che ne fanno parte, suggerire interconnessioni, dare rappresentanza, interloquire in nome e per conto della stessa con le Istituzioni e con ogni realtà afferente, nazionale ed estera, per comprendere ed attivare processi virtuosi ma anche per valutare come storia e futuro possano dialogare, dal punto di vista etico, estetico, politico.
Insieme a tutto ciò però esiste una moltitudine di persone che vivono e praticano il Jazz, l'improvvisazione, repertori ricerca, come un luogo 'critico', nel senso di spazio sensibile che deve rispondere a tanti interrogativi che vanno oltre i codici. Siano essi costituiti da scale, sostituzioni di accordi, approcci pedagogici, o pratiche amministrative.
È una moltitudine di umanità, nella quale mi riconosco, che si chiede come possa questa musica, con tutti i suoi risvolti, i suoi dialetti, le sue traiettorie infinite, incrociare espressivamente e dare una risposta alle brutalità di un pianeta che sta mostrando attraverso rapide trasformazioni, un volto che vuole cancellare, sopprimere, manipolare, le tappe raggiunte nei passati decenni. Spesso lo fa in modo estremamente subdolo e pure con un complice silenzio qualunquista o balamente fatalista.
Ora io sento fortemente di dovermi confrontare con tutto questo, senza gesti eclatanti o esposizioni mediatiche che lasciano il tempo che trovano, e voglio farlo certamente a titolo personale ma anche attraverso il ruolo che mi è stato chiesto di occupare. Per questo ho chiesto ai consiglieri di Federazione di confrontarci al più presto e formulare un contributo attivo che serva a catalizzare idee, iniziative ed una militanza partecipata, il più possibile aperta a tutti gli stimoli che possano venire anche al di fuori degli organi che governano questa sigla.'
Roberto Ottaviano, Presidente Federazione Il Jazz italiano