La Federazione Il Jazz Italiano ha intervistato Enrico Intra, pianista, compositore e direttore d'orchestra.
Enrico Intra è anche docente e bandleader della Civica Orchestra Jazz di Milano. Ideatore di un approccio nuovo e in chiave strettamente afro-europea al jazz moderno, è musicista di fama internazionale ed è conosciuto anche per la sua attività di organizzatore di rassegne e festival jazzistici. Ha collaborato con diversi artisti di fama, fra cui Giuni Russo, Franco Cerri, Pupo De Luca, Iva Zanicchi, Severino Gazzelloni, Claudio Cusmano, Bruno De Filippi, Marco Ratti, Pino Presti, Hugo Heredia, Tullio De Piscopo, Shirley Bunnie Foy, Gene Guglielmi, Giancarlo Barigozzi, Gil Cuppini, Sergio Farina, Victor Bach, Francesco Guccini, Pallino Salonia, ecc. Suoi brani sono stati interpretati da artisti di talento come Severino Gazzelloni, Chet Baker, Milt Jackson e Gerry Mulligan (con il quale ha inciso la suite Nuova Civiltà, contenuta con altre sue composizioni nell'album Gerry Mulligan meets Enrico Intra).
Quando e come hai capito che avresti dedicato la tua vita alla musica?
Non mi sono mai posto questa domanda, anche perché il jazz era di casa.
Mio fratello Gianfranco lo suonava con amici studenti del Conservatorio di Milano. Per me quella era la musica. Però, i miei genitori, ma soprattutto gli zii, quando manifestavo il desiderio di seguire le orme del fratello la risposta era: “ne basta uno in famiglia”. Mi ricordo, però, cha la mamma invece sarebbe stata favorevole avviandomi a studi regolari. Del resto, come si sa, basta proibire una cosa che immediatamente diventa terra di conquista. Così è stato. Durante la Seconda guerra mondiale la mia famiglia dava ospitalità e protezione a un perseguitato dal Fascismo: il Maestro Zeiss, un insegnante di pianoforte di origine ebraica, che dava lezioni a mio fratello e che amava anche questa nuova musica americana. In questa situazione ho cominciato e fatto i primi passi. Scimmiottando mio fratello, rifiutandomi di studiare, facendo capricci. Nonostante ciò, seguivo le loro lezioni ai piedi dello sgabello del pianoforte, strumento musicale che la mamma ha sempre voluto in casa. Mio padre strimpellava la chitarra.
Quali sono gli incontri che più hanno inciso sulla tua creatività?
Gli incontri, spesso, non sono mai casuali, se vuoi fare una cosa, e intensamente la desideri, ti crei le occasioni e le opportunità. Ma per rispondere correttamente alla tua domanda ti dirò: ho ascoltato, seguito, incontrato e fatto musica con tutti quelli che con il loro esempio mi hanno aiutato crescere. Sono stati pochi ma importanti come la mia storia racconta. E non finisce qui.
Durante quale concerto ti sei emozionato di più da musicista? E in quale da ascoltatore?
Non ti so dire un momento particolare e in quale momento arriva la commozione. Certo, quando suono con altri e avverto che i giochi creativi si stanno formando, quasi sempre, in quegli attimi fuggenti mi commuovo anche fisicamente, visibile con la piacevole e calda lacrima che scende dagli occhi che mi costringe a girare la testa verso il proscenio. L’unico episodio che è sempre vivo in me è stata la partecipazione del mio Trio al Festival del Jazz di Sanremo del 1957 con Pupo de Luca batt.- Ernesto villa C.Basso. Era la ritmica di un quintetto da ballo che agiva alla Triennale di Milano - I Menestrelli del Jazz. Erano gli anni ’50, spesso da giovane promettente sostituivo mio fratello.
Da dove è nato il tuo desiderio di insegnare?
Io non insegno. Non ho la pazienza che hanno tutti gli insegnanti. Non sono nato per insegnare ma per fare musica e ho avuto la fortuna di averla fatta e ancora la sto facendo. Non sono nato per insegnare ma ho creato una Scuola che è stata parificata, dopo alcuni anni di attività, ai Conservatori. Una Scuola musicale a indirizzo jazzistico a cui credo di aver dato un indirizzo didattico personale avendo avuto anche la possibilità e la libertà di scegliere insegnanti con la giusta pazienza e grande professionalità. I Civici Corsi di Jazz di Milano dal 1987 parte integrante della ASSOCIAZIONE MUSICA OGGI di cui oggi sono Presidente Onorario dopo averla fondata in collaborazione con il Comune di Milano con Franco Cerri-Franco Fayenz-(Luca Cerchiari) sostituito dopo alcuni mesi dall’amico Musicologo Maurizio Franco.
Tu hai contribuito fortemente allo sviluppo del linguaggio jazzistico in Italia e hai vissuto anni di grande fermento artistico, cosa pensi (se lo pensi) il jazz di oggi abbia perso e cosa dovrebbe recuperare dal passato?
Ogni tipo di arte ha un passato. Noi, però, abbiamo il dovere di vivere il nostro tempo tracciando un ponte per il futuro che sarà opera di altri senza mai mettere un punto a capo.
Con quali parole spiegheresti ad un bambino cos'è il jazz?
È difficile spiegare il fenomeno della creatività ai bambini, soprattutto quella musicale, anche se nel loro naturale sviluppo la creatività è fortemente presente. Comunque gli chiederei: che musica ascoltano i tuoi genitori?........
Quali cambiamenti hai notato negli ultimi anni nel modo di comporre musica?
Il cambiamento è la linfa vitale dell’ogni percorso in cui si tira in ballo la creatività. Il rapporto con il tuo oggi è come se fosse scritto e previsto. Importante essere curiosi attenti e pronti a cogliere il nuovo possibile. Se così non fosse vivi pure per quello che sai riportando il passato al presente senza modificarlo.
Pianista, compositore, direttore d'orchestra, docente, direttore artistico, organizzatore: possiamo dire che vivi la musica a 360 gradi, in che modo queste diverse espressioni del vivere artistico si intersecano e si alimentano vicendevolmente?
Sono come un contadino che coltiva la sua terra. Se la procura, se la studia, la lavora, la prepara, la semina e aspetta. Non sempre va bene e si ricomincia da capo.
Grazie per le domande.
Enrico Intra